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LA MORTE DI
DON PEPPE DIANA
POM 94/99

don Diana

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don Diana

 

 Vi vedro' di nuovo
 e il vostro cuore si rallegrera'.

 La promessa di Cristo trova compimento
 anche nei suoi amici

per non dimenticare

Don GIUSEPPE DIANA  4.7.1958 † 19.3.1994

DON PEPPINO

i nostri occhi non ti vedono piu':
ancora una volta
c'e' una grande pietra che chiude una tomba.
Ma tu vivi
nel mistero di Dio, nella fede della tua Chiesa,
nel cuore di ognuno di noi.

Dal tuo sacrificio
come torrente in piena sgorga la speranza.
Il corpo puo' morire, l'anima mai:
l'amore non puo' essere vinto dall'odio.

Germoglia una nuova vita
che e' pace, fraternita', gioia.
E questa gioia
a te, don Peppino, ed a noi
nessuno ce la potra' rapire

 

 

Riscatto nel nome di don Diana

Per tutto questo tempo hanno custodito il suo messaggio,
le sue parole, i gesti di una vita semplice e percio' dirompente in terra di camorra. Ma a distanza di 10 anni hanno imparato che e' ora di unire le forze, perche' il ricordo e l'impegno civico di don Giuseppe Diana assurgano a questione nazionale. Da questa rinnovata voglia di sinergia nella lotta alla camorra è nato a Casal di Principe il comitato di coordinamento per il decennale dell'assassinio di don Peppino

L. Iuliano - il Mattino, 21.12.03 (leggi l'articolo)

 

 

Andamento omicidi di camorra, mafia e ndrangheta
dal 1991 al 2001 nella Regione Campania

andamento omicidi di camorra 1991 - 2001

fonte: Servizio statistico Regione Campania

 

 

il sito dedicato a
don Giuseppe Diana

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don Peppe Diana

E' il 19 marzo del 1994.

Sono da poco passate le otto del mattino, mi arriva una telefonata. "Sono Michele, hai saputo di don Peppino?" ...


LA MORTE DI DON PEPPINO DIANA

di Raffaele Sardo, tratto dal libro:

NOGARO UN VESCOVO DI FRONTIERA

Alfredo Guida Editore

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Documento dei Sacerdoti della Forania di Casal di Principe

SIAMO PREOCCUPATI

Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli flnire miseramente vittime o mandanti delIe organizzazioni della Camorra.

Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilita di essere “segno di contraddizione”.

Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ncerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto priviIegio, come servizio sino al dono di sè, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.

LA CAMORRA

La Camorra oggi è una forrna di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana.

I camorristi impongono con violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l'imprenditore più temerario, traffici illeciti per l'acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato.

PRECISE RESPONSABILITA’ POLITICHE

E’ oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l'infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi.

La Camorra rappresenta uno stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d'intermediari che sono la piaga dello Stato legale. L'inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc., non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l'inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l'Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.

Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di lealtà, di testimonianza, di esempio per essere credibili.

IMPEGNO DEI CRISTIANI

Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno. Dio ci chiama ad essere profeti.

  • lI Profeta fa da sentinella vede l'ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originano di Dio (Ezechiele 3,16-18);
  • Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);
  • lI Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);
  • Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 Isaia 58).

Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la fonte della nostra Speranza.

NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO

APPELLO

Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realta; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”.

AI PRETI nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasionali in cui si richiede una testimonianza coraggiosa;

ALLA CHIESA che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinchè gli strumenti della denuncia e dell'annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà dei valori etici e civili.

Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia (Lam. 3,17-20) “Siamo rirnasti lontani dalla pace... abbiamo dimenticato il benessere... La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,... dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare... sono come assenzio e veleno”.

I Sacerdoti della Forania di Casal di Principe (Parrocchie di Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa, Villa Literno, Villa di Briano e Casapesenna)

 

 
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