SUMMER SCHOOL UCSI 2023: 25 anni di Agrorinasce “un’opera di riscatto dei territori”

 

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Summer School Ucsi: 25 anni di Agrorinasce “un’opera di riscatto dei territori”

 

381287588 794038876058913 1468673947702524 nREGGIA DI CARDITELLO (San Tammaro | Caserta) - Un nuovo modo di raccontare la cronaca giudiziaria e le realtà sociali più difficili, è il tentativo della Summer School Ucsi Scuola di Giornalismo Investigativo di Casal di Principe.

La proposta del dialogo tra magistrati e giornalisti, per un nuovo modo di raccontare la società è nata l’ultimo giorno della Scuola alla Reggia di Carditello, dedicata al tema “le rivoluzioni che non ti aspetti in terra di mafie” ispirato ai 25 anni di Agrorinasce nell’attività di recupero dei beni confiscati alla camorra, cui è stata dedicata la prima sessione.

“La questione delle mafie non è una questione locale, ma nazionale” ha dichiarato durante il suo incontro l’On. Chiara Colosimo Presidente della Commissione Antimafia “Siccome la storia della mafia è costellata di solitudini, io da Istituzione voglio stare in tutti quei posti in cui c’è questo rischio”.

Del resto, la Summer School Ucsi ha come obiettivo “il tentativo di portare grandi esponenti, coloro che fanno opinione, in provincia, dove i fatti accadono” spiega il Direttore Summer School Ucsi Luigi Ferraiuolo “In un territorio che sta cambiando, in cui per una volta il pendolo pende dalla parte del bene, far notare che anche il bene fa notizia”.

Agrorinasce nacque il 6 ottobre 1998, in un territorio di cui era nota la forza criminale del clan, ma non la sua forza economica e il suo grado di penetrazione nella società” racconta Giovanni Allucci, Amministratore Delegato Agrorinasce “Agrorinasce voleva dare un segno di rinascita in un territorio ad alta densità criminale ove il Ministero dell’Interno e noi tutti eravamo già consapevoli che i Comuni non erano in grado di attivare seri percorsi di valorizzazione di beni confiscati alla camorra. Dopo 25 anni possiamo dire che abbiamo ottenuto importanti risultati, amministriamo circa 150 beni confiscati e abbiamo lavorato su circa 200 beni confiscati e tutti contribuiscono allo sviluppo sociale ed economico del territorio, tra cui complessi immobiliari di enorme importanza come ‘La Balzana’ a Santa Maria La Fossa o il complesso immobiliare di San Cipriano d’Aversa. Rappresentiamo la realtà pubblica più importante in Italia per il numero di progetti di valorizzazione di beni confiscati alle mafie, e ci siamo riusciti non solo perché abbiamo una struttura dedicata, ma anche perché lavoriamo in sinergia con molte istituzioni pubbliche. Solo oggi amministriamo circa 40 milioni di finanziamenti pubblici a valere sui beni confiscati, lavoriamo con oltre 60 soggetti gestori che impiegano circa 200 addetti. Il nostro obiettivo e della Regione Campania e dei Comuni soci è quello di recuperare e restituire alla comunità tutti i beni confiscati di questo territorio, senza che nessuno di essi resti abbandonato. È nostro dovere in considerazione dell’enorme lavoro fatto dalle forze di polizia della magistratura e della stessa Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati”.

Nel corso della giornata di venerdì sono stati percorsi tutti i momenti più salienti delle fasi di costituzione della società pubblica con le presenze dell’allora Prefetto di Caserta Goffredo Sottile e dell’ex segretario della commissione antimafia on. Lorenzo Diana, autentici protagonisti della fase di ideazione e costituzione della società. Quest’ultimo ha ricordato l’importante lavoro che fu fatto sul territorio e presso le istituzioni nazionali, ricordando personalità politiche come Luciano Violante e l’allora Ministro Giorgio Napolitano, ma anche personalità del mondo delle istituzioni come Gianni De Gennaro e in particolare di Luigi De Sena, suo uomo di fiducia e direttore del primo programma per la sicurezza del Mezzogiorno e la dott.ssa Gabriella Palocci del Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica. Lorenzo Diana ha dichiarato come l’idea di Agrorinasce fosse vincente per il territorio: “La storia oggi dimostra che uomini e donne personalità delle istituzioni, anche come il sottoscritto e tanti altri, hanno ultimato il loro impegno e Agrorinasce continua ad operare e a crescere sul territorio. È il segnale più evidente della scelta felice dell’epoca e dovrebbero ricordarlo tutti.

 “Il nome Agrorinasce nacque come simbolo di rinascita” ha dichiarato Goffredo Sottile, già prefetto di Caserta all’epoca della costituzione di Agrorinasce “eravamo tutti motivati, credevamo nello Stato e soffrivamo quando non vedevamo i risultati del nostro impegno”. “Agrorinasce è stata una grande sfida personale e professionale” così Immacolata Fedele, già Presidente Agrorinasce “Volevamo lavorare col territorio e sul territorio. In 25 anni sono stati raggiunti enormi risultati”.

La giornata di sabato è iniziata con la discussione tra le realtà pubbliche più importanti in Italia come Agrorinasce in Campania e l’Azienda Agricola di Suvignano in Toscana e l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e destinazione dei beni confiscati. La Balzana e la Tenuta di Suvignano, quindi a confronto, i due beni confiscati alle mafie più grandi d’Italia, nel dialogo tra gli amministratori rispettivamente Giovanni Allucci e Giovanni Mottura, e con l’autorevole presenza del Direttore dell’ANBSC Bruno Corda che ha fornito uno sguardo d’insieme sullo stato dei beni confiscati in Italia e di come sia importante esportare i due modelli diversi ma egualmente importanti. La tre giorni ha visto l’attenta presenza degli studenti del Liceo Scientifico di San Cipriano e l’IT Guido Carli di Casal di Principe, rivolgendo interessanti e pertinenti domande agli ospiti.

Il dibattito è proseguito con l’analisi dei modelli sociologici e criminali che accompagnano la criminalità organizzata: “corruzione, mafia e paura” un trinomio che sono si serve più solo della violenza per strada, ma che sta al passo con l’evoluzione tecnologica e che si evolve con la società. Dai messaggi di apologia criminale veicolati tramite le canzoni neomelodiche e i social, il rischio in atto soprattutto per le nuove generazioni, è il veicolare una realtà di valori criminali. Luci ed ombre dell’evoluzione digitale sono state al centro dell’incontro con Marcello RavvedutoProfessore di Digital Public History Università di Salerno e Università di Modena e di Reggio Emilia.

Grande applauso per Augusto Di Meo, testimone oculare dell’omicidio di Don Peppe Diana, nominato di recente consulente della Commissione Antimafia. A conclusione del dibattito i corsisti si sono recati alla tomba di Don Peppe presso il cimitero di Casal di Principe, per un commosso momento di preghiera e di conclusione dell’evento.

Il Direttore Ferraiuolo ha poi lanciato il prossimo appuntamento: una lectio con Fabio Pinelli, vice Presidente del Consiglio Nazionale della Magistratura.

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